Solidarietà al giornalista italiano Gabriele Del Grande
Il 9 aprile 2017 le autorità turche hanno arrestato illegalmente e senza alcun motivo il giornalista italiano Gabriele Del Grande nella città turca di Hatay, dove stava svolgendo un’inchiesta per il suo nuovo libro “Un partigiano mi disse”. È evidente che l’attività giornalistica del 35enne Gabriele Del Grande, che nel suo ultimo lavoro racconta il conflitto siriano attraverso le testimonianze dei profughi e descrive la nascita dell’ISIS, infastidisce le autorità turche. Gabriele Del Grande è sottoposto a continui interrogatori delle autorità turche, che cercano di constringerlo a rivelare informazioni (e ovviamente anche persone e nomi) che riguardano la sua attività professionale, senza però attribuirgli alcun reato e senza avergli permesso di comunicare con un avvocato.
Denunciamo l’arresto di Gabriele Del Grande, avvenuto per motivi politici e relativi all’esercizio della sua attività professionale, e la conseguente privazione della sua libertà. L’arresto è avvenuto chiaramente senza alcuna pretesa di legalità e senza che le autorità turche abbiano fino ad oggi fornito una spiegazione sul proprio operato. Fino ad oggi non è stato emesso alcun ordine di arresto o di custodia in carcere e non c’è nessun procedimento penale in corso contro di lui. Si tratta quindi di un perseguimento per motivi politici, messo in atto dalle autorità turche per entrare in possesso illegalmente delle informazioni raccolte dal giornalista e dall’altra parte per impedirgli di portare avanti altre inchieste e punirlo per il suo interesse nei confronti di un tema che scotta.
Il 35enne Gabriele Del Grande ha scritto articoli per i più noti giornali e siti d’informazione italiani, ha già pubblicato tre libri ed è diventato noto grazie al suo blog “Fortress Europe” dove, per la prima volta, documentava le morti nel Mediterraneo dei rifugiati, denunciando l’indifferenza e l’ipocrisia dell’Unione Europea. Nel 2014, insieme ad Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Al Nassiry, ha girato il documentario “Io sto con la sposa”, in cui attraversano illegalmente le frontiere d’Europa assieme ad alcuni profughi siriani e palestinesi sbarcati a Lampedusa fingendo di far parte di un corteo nuziale, per poi raggiungere la destinazione finale dei rifugiati, la Svezia.
- L’atteggiamento dei governi degli stati-membri dell’UE legittima già da molto tempo l’autoritarismo del regime turco e l’abolizione di ogni significato di stato di diritto e di osservazione dei diritti e delle libertà fondamentali, visto che continuano a rivolgersi al governo turco come se si trattasse di un alleato che li aiuterà a sbarazzarsi dei milioni di profughi e di bisognosi che entrano in Europa chiedendo la protezione internazionale. Credono così di poter circoscrivere e limitare “l’incendio” al solo territorio turco, scegliendo di ignorare le dinamiche che regolano i flussi migratori e rafforzando, di conseguenza, la dittatura imposta de jure e de facto in questo paese, la repressione, le torture, la violazione dei diritti fondamentali di migliaia di oppositori.
- Esprimiamo il nostro sostegno e la nostra solidarietà alla lotta di Gabriele che, non avendo a sua disposizione nessun altro mezzo per protestare, il 18 aprile ha iniziato lo sciopero della fame, utilizzando il suo corpo come arma. Denunciamo la sua detenzione illegale e chiediamo che sia rimpatriato in Italia.
- Sottolineamo che la sua detenzione in isolamento, i continui interrogatori, il rifiuto, fino a poco tempo fa, di permettere a una delegazione ufficiale dello stato italiano di visitare Del Grande nel luogo dov’è detenuto, nonché il diniego di nominare un difensore di fiducia e di propria scelta e’impossibilità per quest’ultimo di accedere alla sua cartella, non sono altro che l’indice di quanto sia tragica la situazione in Turchia per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani.
- Ricordiamo che in questo momento migliaia di sindacalisti, studenti, accademici e avvocati si trovano nelle carceri turche e rischiano di essere condannati con un processo ingiusto, e sono centinaia i giornalisti incarcerati preventivamente dallo stato turco perché accusati di reati previsti dalla legge antiterrorismo. In occasione della campagna di manipolazione e di bavaglio dei media in Turchia, la Federazione Internazionale dei giornalisti e quella Europea hanno di recente pubbliclato un comunicato in cui sollecitano i leader dell’UE a reagire. Anche l’unione tedesca DJE, membro della Federazione Europea, ha espresso la sua severa critica, sottolineando il “clima di intimidazioni, molestie e persecuzioni nei confronti dei giornalisti che esprimono critiche al governo in Turchia”. Infine anche il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Niels Muiznieks, ha espresso la sua preoccupazione per la limitazone della libertà dei media in Turchia.
- Denunciamo il governo turco per la continua violazione dei diritti in ogni angolo del paese, nonché l’ipocrisia degli stati e delle autorità europee, che se da un lato riconoscono la Turchia come un paese sicuro per i rifugiati e la finanziano per questo, dall’altro non sono in grado di salvaguardare i diritti e di garantire la sicurezza dei propri cittadini che si trovano in Turchia.
- Siamo solidali con tutte le vittime del regime turco.
- Esigiamo l’immediata liberazione del giornalista e attivista italiano Gabriele Del Grande.
Atene, 23.4.2017
Gruppo di Avvocati per i Diritti dei Rifugiati e dei Migranti